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Senza titolo 2020

Senza titolo 2020, Carlo Benvenuto in mostra al Mart Rovereto 27 GIUGNO 2020 / 18 OTTOBRE 2020

Carlo Benvenuto L’originale in mostra al Mart Rovereto 27 GIUGNO 2020 / 18 OTTOBRE 2020

Uccellino dondola

Opera di MariaPaola Fasser. per info di acquisto sue opere mariapaolafasser@gmail.com

In mostra in questi giorni, fino al 17 agosto 2020 nel chiostro della chiesa di San Tommaso a Gargnano, Brescia le creazioni di MariaPaola Fasser

Ma 間

Ma 間 è un termine giapponese che può essere tradotto come “intervallo”, “spazio”, “pausa” o “spazio vuoto tra due elementi strutturali”[1]. È un concetto estetico, filosofico e artistico, usato frequentemente anche nella quotidianità. Si riallaccia inoltre alla filosofia buddhista Mahāyāna, nella quale la dottrina del vuoto è centrale[2].

tratto da: WIKIPEDIA

il “Ma”

Komainu Lion-dog guardians ca.1300

Ali

In mostra in questi giorni, fino al 17 agosto 2020 nel chiostro della chiesa di San Tommaso a Gargnano, Brescia le creazioni di MariaPaola Fasser. per info di acquisto sue opere mariapaolafasser@gmail.com

vedi anche in:http://www.novarmonia.it/2020/08/ἰχθύς/

Ali su

“Ali” Installazione di  MariaPaola Fasser

Sono in mostra in questi giorni, fino al 17 agosto 2020 nel chiostro della chiesa di San Tommaso a Gargnano, Brescia le creazioni di MariaPaola Fasser. Libere elaborazioni di forme fito-zoomorfe trovate nelle spiagge, nelle rive dei fiumi o nei vecchi solai. MariaPaola con spirito delicato e poeticamente arguto, sogna la natura e la ricrea in forme giocose. Mi incantano le sue visioni di cui qui nel blog pubblicherò in sequenza alcuni dei più bei pezzi.

per info di acquisto sue opere mariapaolafasser@gmail.com

What is wabi sabi?

Un bon esprit

Una casa incantevole

“Dovresti lasciare Wisset e prendere Charleston” scriveva Virginia Woolf a sua sorella Vanessa Bell nel maggio 1916- ” Leonard (il marito di Virginia, Leonard Woolf) è andato a rivederla e trova la casa incantevole. Ti consiglia assolutamente di prenderla. Dista più o meno un miglio da Firle, su quel sentiero che porta sotto i poggi.  Ha un bel giardino, con uno stagno, alberi da frutto, ortaggi, ora un pò abbandonati, ma tu potresti renderla adorabile. L’edificio è grazioso con stanze ampie, ha grandi finestre e sarebbe perfetta come studio. … La casa va rimessa in ordine, le carte da parati fanno orrore. Ma è sicuramente un posto attraente, e a quattro miglia da noi, così non vi sentirete assillati. ”

tratto da: “Nel cottage di Virginia Woolf ” di Alvaro Gonzalez -Palacios, il Sole24 Ore, Domenica 5 luglio 2020

Famiglia e amici di Vanessa Bell a Charleston House

Vincent Van Duysen/ Molteni

Libreria Dordona, Artemide, Ernesto Gismondi 1970

Ernesto Gismondi:
Ernesto Gismondi è nato a Sanremo (IM) il 25 dicembre 1931. Nel 1957 ha ottenuto la laurea in Ingegneria Aeronautica al politecnico di Milano e nel 1959 ha conseguito la laurea in Ingegneria Missilistica alla Scuola Superiore di Ingegneria di Roma. Dai primi anni ’60 si dedica alla progettazione e alla produzione di Apparecchi per l’Illuminazione, fondando con il designer Sergio Mazza Studio Artemide S.a.s., dal quale si svilupperà il Gruppo Artemide. Si afferma come designer internazionale, partecipando, come uno degli ideatori, a “Memphis”, movimento di avanguardia che ha determinato una profonda evoluzione del settore del design in Italia e nel mondo e disegnando diversi apparecchi di successo per il Gruppo. Sotto la sua guida, il Gruppo Artemide vede negli anni crescere la propria quota di mercato e incrementare la presenza internazionale, divenendo uno dei principali operatori nel settore dell’illuminazione di design applicato all’illuminazione.

 

 

Poltrona Zelda, Sergio Asti. Legno e pelle. Disegno per Poltronova. 1962.

Poltrona Amanta B&B Italia Mario Bellini 1966

Le Bambole ’07 Mario Bellini B&B Italia

L’idea di partenza era quella di una sporta contenente materiale amorfo che, poggiata a terra, schiacciandosi, modellava il contenuto. Nella comune ricerca sviluppata dal progettista insieme al Centro Ricerche & Sviluppo interno all’azienda, l’idea si era poi spostata verso la forma del cuscino.

Così, tra il 1970 e il 1972 nascevano Le Bambole, icone anni Settanta e “Compasso d’Oro” nel 1979. La ricerca di una nuova forma di prodotto imbottito: un grande cuscino morbido in tutte le sue parti. Scomponendo Le Bambole in parti si ottenevano ancora cuscini, cioè una forma naturale, “libera”, difficile da sintetizzare in un disegno di progetto, ma semplice da percepire ed analizzare. Al suo interno “un’ossatura”, ovvero spigoli verticali o membrature elastiche che fondevano forma e tessuto, a determinare un equilibrio tra azione e reazione. Le Bambole, diceva Bellini, “non sono rivestite in tessuto, ma costruite in tessuto”.

Le Bambole non invecchiano mai. Ciò che le rende speciali è l’apparente assenza di struttura portante, l’estrema naturalità della loro forma, la sintesi di comfort, morbidezza ed elasticità che il loro aspetto comunica con evidenza efficace. Le Bambole ’07, nelle versioni poltrona (Bambola), divano a due posti (Bibambola) e divano a tre posti (Tribambola) oltre ai pouf sono state rese sfoderabili.

B&B Italia optò per il lancio de Le Bambole un approccio legato all’icona del momento, il jeans. Con il prezioso contributo di un giovane Oliviero Toscani e della modella Donna Jordan, il lancio si distinse per la campagna fortemente creativa, distintiva e un po’ provocatoria, che nuovamente rompeva i codici di comunicazione del settore. Si trattava di Donna Jordan a seno nudo, immortalata da Oliviero Toscani, che invitava a prendere visione del prodotto. Scattò immediatamente la censura e partì al contempo un flusso di comunicazione che ebbe un effetto incredibilmente positivo sulla promozione del prodotto.

tratto da:https://www.bebitalia.com/it/divano-le-bambole-07

 

Inventario dei pezzi d’arredamento della casa di piazza Savonarola

Tratto da:”Il colibrì”, Sandro Veronesi, La nave di Teseo 2019 

La casa in Piazza Savonarola

“Inoltre, poiché l’enorme distanza tra suo padre e sua madre si annullava di colpo quando si trattava di scegliere oggetti, l’essere cresciuto in quella casa (cioè l’essersi seduto fin dalla nascita su quelle sedie, addormentato su quelle poltrone e quei divani, l’aver mangiato su quei tavoli, studiato su quelle scrivanie, alla luce di quelle lampade, circondato da quelle librerie componibili eccetera) gli aveva trasmesso una certa arrogante sensazione di superiorità tipica di certe famigli borghesi degli anni sessanta e settanta; l’impressione di vivere se non nel migliore di mondi possibili perlomeno nel più bello -primato di cui la roba accumulata da suo padre e da sua madre era la prova. Per questo e non per nostalgia, anche quando si fu accorto di tutto ciò che non era mai andato nella sua famiglia, e perfino quando la sua famiglia, tecnicamente non esisteva più, Marco Carrera avrebbe sempre fatto tanta fatica  a separarsi dagli oggetti che l’avevano circondata: perchè erano belli, ancora belli, per sempre belli – e quella bellezza a era stata lo sputo che aveva tenuto insieme suo padre e sua madre. Dopo la loro morte si sarebbe ritrovato perfino a inventariarli quegli oggetti, uno per uno, nella dolorosa prospettiva di venderli insieme a tutta la casa di piazza Savonarola (suo fratello abbarbicato alla decisione di non rimettere mai più piede in Italia, avrebbe pronunciato  per telefono la parola “disfarsene”) col risultato invece opposto di incollarseli addosso per il resto dei suoi giorni. … ”

Tratto da:”Il colibrì”, Sandro Veronesi, La nave di Teseo 2019, pg.45, 46